Prenota subito la tua copia de. "Le antiche porte di Borgo. Il ponte di Borgo e le altre porte di Barga".
Puoi rivolgerti alla redazione de IL GIORNALE DI BARGA, Via di Borgo 1, Barga (LU) - TEL.0583 723003.
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Il libro è anche acquistabile presso 'edicola Poli di Barga (Via Pascoli, 20/C - 55051 Barga)
La nuova iniziativa della nostra associazione
Cari amici e lettori
Ancora una volta l’Associazione Polisportiva Valdilago viene a voi con una pubblicazione che, in maniera decisivamente nuova, affronta un aspetto molto importante della storia di Barga: Le antiche Porte di Borgo, il Ponte di Borgo e le altre Porte, argomento ampliato anche alla conoscenza di chi e come si mantenevamo quelle strutture, unitamente a cenni sulla vita amministrativa nei secoli passati.
Nel 2010, pubblicando gli atti del Convegno Barghigiano incentrato sul nostro maggiore monumento, il Duomo, cui presero parte, attenti studiosi locali, iniziammo un cammino che ha prodotto i suoi non indifferenti risultati. Infatti, oggi siamo in grado di leggere il Duomo di Barga: storia, spiritualità e arte, con occhi diversi e più attenti a una storia che prima si celava dietro alle sue pietre; una lettura che ha stimolato studiosi ad affrontare i suoi misteri a livello nazionale, così com’è successo nel bell’articolo Il Duomo di Barga pubblicato da Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti sulla rivista Fenix – marzo 2012, n° 41 – nella rubrica Italia Misteriosa.
Quel libro, poi, l’Associazione Valdilago ha voluto realizzarlo anche in lingua Inglese per offrire ai numerosi ospiti di Barga provenienti dai paesi anglosassoni un utile strumento per conoscere e approfondire la storia del monumento, orgoglio e vanto non solo di Barga ma di tutta la Valle del Serchio. Tra l’altro, nel segno dei forti legami che intercorrono tra Barga e la Scozia, il libro è stato presentato anche a Irvine, ospiti nella sala del Consiglio del North Ayrshire.
Oggi presentiamo questo nuovo libro che apre un capitolo fino a oggi sconosciuto della storia di Barga: la reale consistenza delle tre strutture d’accesso al Castello di Barga, complementi essenziali del circuito murato. Uno studio certosino realizzato da Pier Giuliano Cecchi con l’ausilio di Pier Carlo Marroni per le ricostruzioni grafiche delle Porte sulla scorta dei ritrovati documenti storici.
Agli autori, oltre i documenti storici, importante è stata l’attenta osservazione di un disegno del territorio di Barga del 1539, in cui vediamo il Castello di Barga con il contado compreso tra le lucchesi Gallicano, Coreglia e Borgo a Mozzano.
Parlare di quel disegno del 1539 è per me cosa particolarmente cara per averlo scoperto e tenuto tra le mani nel 1980, anno del suo ritrovamento nell’Archivio di Stato di Firenze. L’occasione fu fornita dai preparativi che il Comune di Barga stava portando avanti per le mostre di Barga Medicea che, in quel 1980, – anno dei Medici – si tennero anche nella fiorentina Barga. Ero stato assunto dal Comune di Barga per seguire quelle iniziative e come tale mi trovavo all’archivio di Firenze, con l’incarico di aiutare Carla Sodini nelle ricerche. La professoressa, poi, nell’approntare il libro Barga Medicea edito da Olschky, complemento delle mostre, volle che quel disegno fosse raffigurato in copertina.
La presente pubblicazione sulle Porte di Barga rientra nel progetto, prima sottoposto al Comune di Barga e in linea di massima accettato, che riguarda la riproposizione pubblica di quelle antiche strutture su cartelli turistici da porsi alle tre porte di Barga.
Grazie a tutti, specialmente agli sponsor che hanno consentito la realizzazione del libro, nella certezza che riserverete attenzione a questa nostra ulteriore e lieta fatica.
Ancora una volta l’Associazione Polisportiva Valdilago viene a voi con una pubblicazione che, in maniera decisivamente nuova, affronta un aspetto molto importante della storia di Barga: Le antiche Porte di Borgo, il Ponte di Borgo e le altre Porte, argomento ampliato anche alla conoscenza di chi e come si mantenevamo quelle strutture, unitamente a cenni sulla vita amministrativa nei secoli passati.
Nel 2010, pubblicando gli atti del Convegno Barghigiano incentrato sul nostro maggiore monumento, il Duomo, cui presero parte, attenti studiosi locali, iniziammo un cammino che ha prodotto i suoi non indifferenti risultati. Infatti, oggi siamo in grado di leggere il Duomo di Barga: storia, spiritualità e arte, con occhi diversi e più attenti a una storia che prima si celava dietro alle sue pietre; una lettura che ha stimolato studiosi ad affrontare i suoi misteri a livello nazionale, così com’è successo nel bell’articolo Il Duomo di Barga pubblicato da Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti sulla rivista Fenix – marzo 2012, n° 41 – nella rubrica Italia Misteriosa.
Quel libro, poi, l’Associazione Valdilago ha voluto realizzarlo anche in lingua Inglese per offrire ai numerosi ospiti di Barga provenienti dai paesi anglosassoni un utile strumento per conoscere e approfondire la storia del monumento, orgoglio e vanto non solo di Barga ma di tutta la Valle del Serchio. Tra l’altro, nel segno dei forti legami che intercorrono tra Barga e la Scozia, il libro è stato presentato anche a Irvine, ospiti nella sala del Consiglio del North Ayrshire.
Oggi presentiamo questo nuovo libro che apre un capitolo fino a oggi sconosciuto della storia di Barga: la reale consistenza delle tre strutture d’accesso al Castello di Barga, complementi essenziali del circuito murato. Uno studio certosino realizzato da Pier Giuliano Cecchi con l’ausilio di Pier Carlo Marroni per le ricostruzioni grafiche delle Porte sulla scorta dei ritrovati documenti storici.
Agli autori, oltre i documenti storici, importante è stata l’attenta osservazione di un disegno del territorio di Barga del 1539, in cui vediamo il Castello di Barga con il contado compreso tra le lucchesi Gallicano, Coreglia e Borgo a Mozzano.
Parlare di quel disegno del 1539 è per me cosa particolarmente cara per averlo scoperto e tenuto tra le mani nel 1980, anno del suo ritrovamento nell’Archivio di Stato di Firenze. L’occasione fu fornita dai preparativi che il Comune di Barga stava portando avanti per le mostre di Barga Medicea che, in quel 1980, – anno dei Medici – si tennero anche nella fiorentina Barga. Ero stato assunto dal Comune di Barga per seguire quelle iniziative e come tale mi trovavo all’archivio di Firenze, con l’incarico di aiutare Carla Sodini nelle ricerche. La professoressa, poi, nell’approntare il libro Barga Medicea edito da Olschky, complemento delle mostre, volle che quel disegno fosse raffigurato in copertina.
La presente pubblicazione sulle Porte di Barga rientra nel progetto, prima sottoposto al Comune di Barga e in linea di massima accettato, che riguarda la riproposizione pubblica di quelle antiche strutture su cartelli turistici da porsi alle tre porte di Barga.
Grazie a tutti, specialmente agli sponsor che hanno consentito la realizzazione del libro, nella certezza che riserverete attenzione a questa nostra ulteriore e lieta fatica.
Florio Biagioni
L'introduzione di Stefano Borsi
Con grande piacere ho raccolto l’invito a introdurre questo agile contributo di Pier Giuliano Cecchi e Pier Carlo Marroni dedicato a Le antiche porte di Borgo. Il ponte di Borgo e le altre porte di Barga, frutto dell’instancabile lavoro di ricerca e di interpretazione di due autori accomunati dalla grande passione per le memorie storiche di Barga. Il volume, curato dall’Associazione Polisportiva Valdilago Barga, fa seguito a un precedente saggio dedicato al Duomo cui ho avuto l’onore di partecipare assieme agli autori di questo libro. Dopo l’edificio religioso principale, l’altro cardine della memoria di una città medievale è rappresentato dalle mura. Esse assolvono funzioni molteplici, dalla difesa al controllo daziario, ma tante fonti medievali attribuiscono loro anche valori identitari e d’immagine che talvolta diventano persino predominanti. La documentazione disponibile per Barga è in larghissima parte successiva alla dedizione della città a Firenze (1341), ed è naturale che il saggio prenda in considerazione la cerchia trecentesca e le sue successive vicende, con puntualità e dovizia di informazioni. Gli scrittori medievali interpretano spesso l’aspetto di una città in termini fisici, antropomorfi o teriomorfi: città a forma di stella, di leone, di aquila, di poligono letto come immagine fortemente simbolica. Le porte di una città rappresentano i cinque sensi, o gli occhi e la bocca, gli organi principali della percezione dell’intorno: è in ogni caso sempre chiaro il rapporto tra una città intra moenia e un circondario aperto e ruralizzato che nella città trova la sua naturale forma di organizzazione territoriale.
Barga non fa eccezione: con le sue tre porte antiche disegna un ideale triangolo equilatero rovesciato, simbolo di chiare valenze spirituali, e lo schema ternario presiede anche alla suddivisione interna dell’abitato, diviso in terzieri designati, non a caso, proprio dalle porte. La presente ricerca ha inteso ripercorrere soprattutto le vicende storiche delle porte, di cui una dolorosamente scomparsa (quella di Borgo), una colpita dal sisma del 1920 e ridotta all’osso (Porta Macchiaia, un tempo assai più importante, così come importante era per Barga, e per la stessa Firenze, l’economia di macchia, il traffico continuo di prodotti dell’alpe) e una, Porta Reale, ancor oggi riconosciuta icona della città toscana ma certo ben lontana dall’assetto e dall’importanza difensiva originari. Questo studio si segnala in particolare per l’attenta indagine compiuta sulla più sfortunata, la porta di Borgo con troppa leggerezza sacrificata nel XIX secolo, di cui ancora oggi sono identificabili alcuni conci reimpiegati nelle murature a pietra in vista dell’omonima salita. Una di queste, segnata da una croce incisa, vuole forse (?) ricordarci che la porta ospitava un’immagine sacra. Un gesto spontaneo dell’umile devozione di un muratore è ciò che resta di un monumento un tempo assai importante della vecchia Barga, eretto al filo della murazione trecentesca ma raccordato al ponte attraverso un complesso sistema difensivo, un’antiporta e un cancello intermedio per rallentare l’eventuale penetrazione nemica dal versante settentrionale. Il legame tra la porta e il ponte –oggi Ponte Vecchio- che scavalca il Fontanamaggio in direzione di San Rocco è così serrato che il volume, giustamente, affronta i due argomenti in modo organico. I ponti, compreso quello sul rio Latriani che collega Porta Macchiaia al costone pedemontano della Fornacetta, costituiscono un notevolissimo contributo della Barga medievale: negli statuti del 1360 la contrada compresa tra uno e l’altro è indicata coll’eloquente toponimo Frapponti. L’assenza di notizie documentarie d’età precedente la redazione trecentesca degli statuti di Barga non consente di ricavare molte indicazioni, ma è lecito ipotizzare che i ponti, compreso quello di Catagnana, fossero realizzati dalla comunità attraverso l’organizzazione tecnica dell’Opera di San Cristoforo. In compenso l’attenta ricognizione di Pier Giuliano Cecchi sui documenti a partire dal tardo XV-XVI secolo fornisce utili indicazioni sull’attenzione (e, dal Seicento, sulla crescente disattenzione) di Firenze per le difese di Barga, con interventi dei massimi esperti di architettura militare del capoluogo mediceo, dal Francione legnaiolo-architetto di fiducia di Lorenzo il Magnifico a Giuliano da Sangallo (che sarà l’architetto della Fortezza Nuova di Pisa) a don Giovanni de’ Medici ingegnere militare del Granducato nella prima metà del Seicento. Concepite per la guerra del Trecento inoltrato, con gli alloggiamenti superiori a sbalzo per il tiro dei balestrieri, le porte diventano troppo vulnerabili per la guerra moderna e subiscono già dallo scorcio del Quattrocento un graduale processo di adeguamento. Col tempo, e questo saggio lo fa vedere molto bene, gli equilibri tra istanze difensive e viabilità si spostano, e i rivellini esterni, i fossati, i denti avanzati risultano un ostacolo eccessivo che ne determinerà la progressiva eliminazione. Ma anche quando si interviene troppo drasticamente, emerge comunque un’attenzione minuta e amorevole al decoro urbano, alla viabilità fluida d’ogni giorno, alla sicurezza comune, all’oculato reimpiego dei materiali che costituiscono pur sempre una lezione di civiltà. Come una lezione di civiltà è questo lavoro di Pier Giuliano Cecchi, arricchito dalle sapienti restituzioni grafiche di Pier Carlo Marroni, che recuperano una pagina in gran parte dimenticata della storia della città.
Barga non fa eccezione: con le sue tre porte antiche disegna un ideale triangolo equilatero rovesciato, simbolo di chiare valenze spirituali, e lo schema ternario presiede anche alla suddivisione interna dell’abitato, diviso in terzieri designati, non a caso, proprio dalle porte. La presente ricerca ha inteso ripercorrere soprattutto le vicende storiche delle porte, di cui una dolorosamente scomparsa (quella di Borgo), una colpita dal sisma del 1920 e ridotta all’osso (Porta Macchiaia, un tempo assai più importante, così come importante era per Barga, e per la stessa Firenze, l’economia di macchia, il traffico continuo di prodotti dell’alpe) e una, Porta Reale, ancor oggi riconosciuta icona della città toscana ma certo ben lontana dall’assetto e dall’importanza difensiva originari. Questo studio si segnala in particolare per l’attenta indagine compiuta sulla più sfortunata, la porta di Borgo con troppa leggerezza sacrificata nel XIX secolo, di cui ancora oggi sono identificabili alcuni conci reimpiegati nelle murature a pietra in vista dell’omonima salita. Una di queste, segnata da una croce incisa, vuole forse (?) ricordarci che la porta ospitava un’immagine sacra. Un gesto spontaneo dell’umile devozione di un muratore è ciò che resta di un monumento un tempo assai importante della vecchia Barga, eretto al filo della murazione trecentesca ma raccordato al ponte attraverso un complesso sistema difensivo, un’antiporta e un cancello intermedio per rallentare l’eventuale penetrazione nemica dal versante settentrionale. Il legame tra la porta e il ponte –oggi Ponte Vecchio- che scavalca il Fontanamaggio in direzione di San Rocco è così serrato che il volume, giustamente, affronta i due argomenti in modo organico. I ponti, compreso quello sul rio Latriani che collega Porta Macchiaia al costone pedemontano della Fornacetta, costituiscono un notevolissimo contributo della Barga medievale: negli statuti del 1360 la contrada compresa tra uno e l’altro è indicata coll’eloquente toponimo Frapponti. L’assenza di notizie documentarie d’età precedente la redazione trecentesca degli statuti di Barga non consente di ricavare molte indicazioni, ma è lecito ipotizzare che i ponti, compreso quello di Catagnana, fossero realizzati dalla comunità attraverso l’organizzazione tecnica dell’Opera di San Cristoforo. In compenso l’attenta ricognizione di Pier Giuliano Cecchi sui documenti a partire dal tardo XV-XVI secolo fornisce utili indicazioni sull’attenzione (e, dal Seicento, sulla crescente disattenzione) di Firenze per le difese di Barga, con interventi dei massimi esperti di architettura militare del capoluogo mediceo, dal Francione legnaiolo-architetto di fiducia di Lorenzo il Magnifico a Giuliano da Sangallo (che sarà l’architetto della Fortezza Nuova di Pisa) a don Giovanni de’ Medici ingegnere militare del Granducato nella prima metà del Seicento. Concepite per la guerra del Trecento inoltrato, con gli alloggiamenti superiori a sbalzo per il tiro dei balestrieri, le porte diventano troppo vulnerabili per la guerra moderna e subiscono già dallo scorcio del Quattrocento un graduale processo di adeguamento. Col tempo, e questo saggio lo fa vedere molto bene, gli equilibri tra istanze difensive e viabilità si spostano, e i rivellini esterni, i fossati, i denti avanzati risultano un ostacolo eccessivo che ne determinerà la progressiva eliminazione. Ma anche quando si interviene troppo drasticamente, emerge comunque un’attenzione minuta e amorevole al decoro urbano, alla viabilità fluida d’ogni giorno, alla sicurezza comune, all’oculato reimpiego dei materiali che costituiscono pur sempre una lezione di civiltà. Come una lezione di civiltà è questo lavoro di Pier Giuliano Cecchi, arricchito dalle sapienti restituzioni grafiche di Pier Carlo Marroni, che recuperano una pagina in gran parte dimenticata della storia della città.
Stefano Borsi
L'opinione del sindaco di Barga
Conoscere la storia della propria Comunità significa arricchirsi, prendere coscienza delle proprie qualità, delle proprie ricchezze così come delle debolezze. Significa costruire mattone su mattone la consapevolezza di un sentire comune. Ogni piccolo tassello che si aggiunge ci aiuta a comprendere meglio il passato e di conseguenza a capire quello che viviamo oggi. Ma anche cosa riserverà il futuro a Barga. Il lavoro di ricerca, di ricostruzione è questo.
Nella mia esperienza di Sindaco ho potuto prendere atto ed apprezzare con particolare soddisfazione, l’interesse con cui si affrontano i temi del passato.
Sono state molteplici le opere sulla nostra storia pubblicate in questi ultimi anni. Sintomo non soltanto di un interesse personale dello scrittore, ma anche di un amore e di un attaccamento alla propria gente e al territorio.
Lodevole l’attività di studio e consultazione d’archivio che sta alla base di un lavoro come questo, che cerca di ricostruire attraverso l’esame di documenti di epoche lontane un angolo particolare della nostra vecchia Barga. Quel particolare ingresso al centro storico di fronte al Ponte Vecchio. Un lavoro complesso che interroga i documenti per poi interpretarli, cercando di porli in una luce il più chiara e oggettiva possibile. Opera non semplice quando si parla e si scrive del passato. Ma ad animare i nostri autori è l’impegno e la passione per la scoperta e la divulgazione.
Ci accingiamo quindi a leggere con curiosità le pagine che compongono questo scritto, ringraziando fin da ora gli autori che hanno voluto condividere con tutti noi non solo il loro amore per Barga, ma anche il frutto delle loro minuziose indagini e ricerche.
Nella mia esperienza di Sindaco ho potuto prendere atto ed apprezzare con particolare soddisfazione, l’interesse con cui si affrontano i temi del passato.
Sono state molteplici le opere sulla nostra storia pubblicate in questi ultimi anni. Sintomo non soltanto di un interesse personale dello scrittore, ma anche di un amore e di un attaccamento alla propria gente e al territorio.
Lodevole l’attività di studio e consultazione d’archivio che sta alla base di un lavoro come questo, che cerca di ricostruire attraverso l’esame di documenti di epoche lontane un angolo particolare della nostra vecchia Barga. Quel particolare ingresso al centro storico di fronte al Ponte Vecchio. Un lavoro complesso che interroga i documenti per poi interpretarli, cercando di porli in una luce il più chiara e oggettiva possibile. Opera non semplice quando si parla e si scrive del passato. Ma ad animare i nostri autori è l’impegno e la passione per la scoperta e la divulgazione.
Ci accingiamo quindi a leggere con curiosità le pagine che compongono questo scritto, ringraziando fin da ora gli autori che hanno voluto condividere con tutti noi non solo il loro amore per Barga, ma anche il frutto delle loro minuziose indagini e ricerche.
Marco Bonini
NOTA: Nella prima immagine di questa pagina è presente una ricostruzione delle Porte di Borgo, nella seconda immagine una riproduzione di porta Reale sul fosso mentre nella terza una riproduzione di Porta Macchiaia.